giovedì, febbraio 23, 2006

Barcollo ma non mollo

E scrivere d'amore,
e scrivere d'amore,
anche se si fa ridere;
anche quando la guardi,
anche mentre la perdi
quello che conta è scrivere.
E non aver paura
non aver mai paura
di essere ridicoli;
solo chi non ha scritto mai
lettere d'amore
fa veramente ridere.

mercoledì, febbraio 22, 2006

Della tecnologia e altre amenità

Tornando ieri sera sul tardi, non ho incontrato Morfeo per la via; e così, un po' per curiosità, un po' per voglia di cazzeggiare navigando sul web, ho deciso di aprire questo blog. Sia chiaro, come vedrai, è un blog ancora acerbo, giovinetto e imberbe. Dovresti conoscermi, io ho i miei tempi, e pian piano cercherò di sistemarlo

- whit a help of some devices, and a little talent-

ma nel frattempo ne ho approfittato per pubblicare una lettera, scritta due giorni fa, nata con l'intenzione di fartela arrivare tradizionalmente, e poi finita qui sopra. Spero apprezzerai. 1 bacio.

Tre parole per tre epifanie

Cara compagna aquilana,
ti starai sicuramente chiedendo come mai ho deciso di prendere la penna in mano, e scriverti. Io, proprio io, che ti costringo a stare in attesa mesi e mesi per una risposta, adesso torno da te, senza aspettare replica alla lettera precedente.
Comincio dicendo che non lo so! Ma è poco importante. Come è poco importante il filo logico che seguirò. Vedila così, avevo voglia di farmi sentire. Di nuovo. Tutto qui.

Corpo:

Ma partiamo dall'ovvio e dal banale: qualche giorno fa ho avuto il primo incontro-scontro con il professore di filosofia del diritto.. Bhè, a dir la verità con una sua assistente che per due occhi vitrei senza pietà e uno sguardo di una freddezza d FAR impallidire una ss nazista ricordava molto la cara professoressa Pugno-di-ferro Massari in un giorno di luna storta. Ebbene, 27. Ventisette! Ci risiamo insomma.."il ragazzo è bravo ma non si applica" fino ad arrivare al più gettonato e di conseguenza patetico "potrebbe fare di più" Ma son contento! L'iniziazione universitaria è stata meglio di quel che potevo pensare.



Mente:

Poi ci sono io, e qui si passa dal faceto al semiserio, cadenzato da intermezzi prodromici di rutilante incomprensione. Ho aspettato Roma come si aspetta il vaccino di una nuova epidemia, e, con la precisione di uno svizzero autoctono maritato ad una giapponese verace, lei non ha deluso le aspettative! Come sempre, del resto. E' una locanda sempre pronta ad accogliere un nuovo arrivato; allettatrice e meretrice, brutta e bruta, si, ma al momento giusto dolce e comprensiva. Non rifiuta nessuno.
E a Roma non si può essere tristi, se non la notte, quando la città scoppia di tutto l'amore che non si riesce a condividere. Contentezza che scivola via dalle mani, voglia di vita che non riesce a esprimersi, e rimane l'ebbrezza, quel senso d’infinito che sprigiona dai tetti della città, sguardo immenso, impossibile da abbracciare tutto; quando il tumulto, la guerra del cuore va a morire in un languore triste, certo, ma sempre reversibile, sempre attenuabile dal primo incontro per strada, dalla prima chiacchiera rimbalzata con un passante. E le storie, tanto assurde da non poterle neanche immaginare, che si sentono per Roma. Un arcobaleno di vite piccole, di relitti e farfalle. Vite da nulla, che si abbracciano danzando all'entrata di un metrò, o guardando il tramonto come se fosse la prima volta - perché a Roma è sempre la prima volta - tutto ciò crea la meraviglia di questa città, e l'incanto che sprigiona. Nell'angolo più dimenticato, come nella ricchezza più sfavillante relegata in vetrina, puoi trovare lo stesso odore, lo stesso senso di vissuto che fa trasumanare ad ogni passo. Questa è Roma. Questa è la "mia" Roma. Sempre immobile e sempre diversa.

Anima:

E a te ho riservato questa terza parte di me. Non seria, ma onesta. Sicuramente non falsa, ma finta, perché solo dentro di me. Non so fin dove posso spingermi. Non so cosa vuoi sentirti dire, e cosa è meglio tacere, perché, forse, a voler costruire una casa troppo in fretta, si finisce per farla andare giù senza aver costruito ancora il tetto.
Non venirmi a parlare di Alessandra. L'accusa di incoerenza, o peggio, d'opportunismo, non ha fondamento. Alessandra è stata la mia iniziazione alla giovinezza. Importante, fino a divenire anche troppo importante, quando ormai era tardi. E così, quando le cose potevano, e sarebbero, cambiate, ci siamo perduti.
Lei era le poche parole che diceva, io le tante delusioni che le provocavo. Bisognava litigare, per potersi, con dolcezza, perdonare.Un incontro che si ripeteva sempre uguale ogni sera. E il cruccio maggiore, il più grande rimorso, è che sarebbe bastato poco, per cambiare tutto. C'è mancato poco che succedesse. E invece no.

Per una vita che siamo, ne lasciamo mille all'immaginazione.

Ti saluto.Fuori sta arrivando la notte. Esco, per occupare la mente con pensieri meno impegnativi, per mettere da parte, fino al prossimo tramonto almeno, i funambolismi incontrollati di pensieri.
Perché adesso è notte, ma domani tornerà il giorno..

E un giorno..


Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle sul grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle
- Ti aspettavo.